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al testo di Amina Narimi
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Luoghi templi orme, il tuo paese delle nevi raggiunte in solitudine nel sottovoce delle ore scure della notte. È la musica, che sta tutta in una mano, dal polso alle dita, le più sottili pulsazioni, poi si chiude, per calmare..
Un passo solo, e sei lontano, mille rimani qui vicino, nel vuoto che m'illumina può entrare il tuo silenzio, come l'acqua nella sete ed io ripiego nel pozzo, medicando le mani passando una garza, lieve..
Alito appena, sai ? Accompagnando la respirazione come un bimbo per dissolvermi con essa nella fascia della vita, mangiando corpi celesti, il sigillo delle nozze tra il quotidiano e il paradiso si riscalda, un umile ruscello come un'erba dal nulla
mi guardo, nuda dalla luce, al buio penetrando per un poco, porto con me ciò che non ho preso, l'ineffabile segreto della lingua dell'amore, che non ha ritorni
la lingua sacra, resta, alla propria dolcezza, il succo che la riempie, e appena giunto all'orlo già ricade, e s'innamora felice
Così mi toccano le tue mani come se il tempo ricominci amanuense del giorno di luce carnale, belva, per viaggiare nella gioia della tua verità, la lucciola è a un passo da me, come persa nella notte, tuttavia la vedo palpitare dove muore la fiammella diventa un pulviscolo di stelle, nel tuo nome
chino gli occhi, più sola, più mia per rifare il salto, daccapo, poggiando le punte dei piedi, un punto, un contatto leggero poi…ho trovato proprio te, una bambina, figlia dell'uomo. Non ti eri persa, hai tolto, quando pensavo di trattenere, facendo nascere il mio destino, nella posa del vino, dei sogni la vita. |
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